Lasciare casa, famiglia e amici per motivi di studio: ogni anno migliaia di studenti decidono di intraprendere la vita da fuorisede. C’è chi lo fa perché costretto da ragioni geografiche, chi invece sceglie consapevolmente di avventurarsi in una nuova esperienza. Vivere da fuori sede è l’anticamera del mondo degli adulti: aiuta a crescere, insegna a gestire il proprio tempo, le proprie spese e anche le faccende di casa. Aiuta, in una parola, a responsabilizzarsi. Senza tralasciare, però, gli aspetti più piacevoli, come stringere nuove amicizie tra aperitivi e serate in compagnia. Eppure, come al solito, non è tutto oro quel che luccica. La tanto affascinante vita da fuori sede nasconde anche delle insidie. Vediamo quali sono i problemi più comuni per chi decide di trasferirsi per studiare.

Secondo un rapporto Eurostat, nel 2019 gli studenti fuorisede in Italia erano 520 mila, circa il 33% del totale. Nonostante la tendenza sia in costante crescita, resta sotto la media europea, dove rappresentano la principale categoria di studenti. Ma cosa blocca i ragazzi italiani dal cambiare città per studiare? In primis, l’onnipresente problema dell’affitto e dei relativi costi. Soprattutto nelle grandi città, sede delle Università più prestigiose, trovare una stanza a cifre ragionevoli è un’impresa difficile. I costi dell’affitto, ai quali si aggiungono i trasporti e le tasse universitarie, portano al problema delle risorse economiche: non tutte le famiglie riescono a mantenere i propri figli in una città più costosa.

Se si riesce a superare l’ostacolo della ricerca della casa, segue la fase più delicata: l’ambientamento. Lasciare famiglia e amici è sempre una scelta dolorosa. Nonostante l’entusiasmo iniziale, ritrovarsi in un contesto del tutto nuovo, senza alcuna persona a fianco, può causare non pochi problemi. Tra questi, si rischia di non riuscire a coltivare più i propri hobby o gli sport di gruppo, il cui ruolo è invece fondamentale per stabilire nuovi rapporti sociali.
Abitare in una nuova e grande città può essere disorientante anche per i più arditi viaggiatori. E non è raro che uno studente sbagli mezzo, aula dell’università o anche biblioteca in cui cercare un libro. Se della propria città d’origine si conosce ogni angolo, ci vorrà del tempo prima che si memorizzi anche solo la strada di casa. Diventa importante non perdere l’entusiasmo alle prime difficoltà, facendo sfoggio di tutte le proprie abilità sociali e di adattamento.
Infine, l’incubo di chi assapora l’autonomia per la prima volta sono le temibili faccende domestiche. Per molti studenti l’autogestione in casa è il vero tallone d’Achille: cucinare, lavare, pulire e stirare da azioni sporadiche diventano quotidiane, onnipresenti tra una lezione e un’altra. Un’alimentazione poco sana e sbagliata rischia di influire, oltre che sulla salute, anche sullo studio. Così come una casa disordinata e poco pulita potrebbe creare contrasti tra coinquilini. È meglio, invece, stabilire un ottimo legame con loro, magari dividendosi le faccende domestiche e ottimizzare il proprio tempo. La vita da fuorisede è certo affascinante, ma non semplice e priva di difficoltà. Tuttavia, superati i primi inghippi, è il modo migliore per diventare veramente autonomi.